

BARI COSTASUD - Concorso nazionale di idee
con arch. Vittorio Belviso, arch. Marcello Belviso, arch. Davide Bertugno, arch. Matteo Ciavarella, arch. Antonio Filippo Losito, arch. Michele Vulpi
Le trasformazioni antropiche sulla costa a sud di Bari, nel tempo, hanno comportato un inesorabile declino e la complessiva perdita di identità dei luoghi in questa zona del territorio cittadino.
Eppure negli anni '60 e ’70 del secolo scorso questo territorio aveva avuto una sua specifica connotazione; lungo la costa a bassa scogliera fruita quasi totalmente come libero accesso al mare sorgevano rinomati locali affacciati sul mare, quali “Il Transatlantico” con i suoi caratteristici oblò (si trovava dove attualmente inizia la spiaggia di Torre Quetta) o il modernissimo ristorante “La sirenetta”, progettato dagli emergenti progettisti emergenti arch. Chiaia e Napolitano (si trovava poco dopo il lido del Trullo).
In epoca precedente, tra la fine dell'800 e i primi decenni del '900, la cittadinanza, proletari e borghesi, aveva scoperto i “bagni di mare” e quindi, dall'ansa di Marisabella fino al lungomare a sud, erano sorti lidi in quantità, stabilimenti chiamati “baracche” (lunghe passerelle in legno su palafitte protese sul mare su cui erano collocati piccoli capanni) e destinati soprattutto alla balneazione.
Il quartiere Madonnella, che si è sviluppato dai primi del novecento secondo una palazzata alle spalle del lungomare monumentale realizzato nel periodo fascista, ha imposto un modello a piccoli isolati mutuato dalla struttura del murattiano ma disposto parallelamente alla costa e compresso tra il mare e la linea ferroviaria; con la stessa logica si è proseguito nel dopoguerra ad edificare fino alla zona verso Punta Perotti, dove l’ambiente urbano ha da tempo un limite di fatto.
Il sistema morfologico di questo pezzo di città ha cominciato a vacillare quando il quartiere Japigia, verso gli anni '70 ha iniziato la sua espansione verso SE intorno e oltre via Gentile e la prosecuzione di via Caldarola, stretta tra la ferrovia da un lato e il blocco della tangenziale – tracciato della SS 16.
Questa parte di città ha poi avuto, come unica possibilità di comunicazione con il vicino quartiere Japigia, un insufficiente sovrappasso carrabile sulla linea ferroviaria ed è rimasta una zona carente di servizi commerciali e pubblici (nonostante la presenza di un paio di scuole secondarie).
Dall’altra parte del tracciato ferroviario il quartiere Japigia, cresciuto come importantissima periferia di edilizia residenziale quasi esclusivamente pubblica e agevolata, è cresciuto completamente tagliato fuori dai collegamenti con la zona costiera ed è per questo che la attuale soluzione di spostamento della linea ferroviari a sud è importantissima per l’intera città e, ovviamente gioca un ruolo enorme nel destino dell’ area di cui si occupa questo concorso.
Nel tratto del lungomare Perotti a sud di Bari, nei pressi della spiaggia di “Pane e pomodoro” e vicino al torrente Valenzano sorgeva una delle ultime “baracche” denominata “Lido Marzulli”; lo stabilimento fu demolito nel 1946 per far posto nello stesso luogo a una struttura in muratura che ha resistito fino quasi agli anni '70, per subire poi l’abbandono e divenire uno dei molti ruderi che insistono in quest’area.
La vecchia SS 16, che ha conservato la sua collocazione a ridosso del bagnasciuga durante la massiccia crescita del traffico veicolare, e non ha fornito giovamento alla corretta fruizione del tratto costiero nonostante avesse ricevuto un minimo intervento di arredo urbano con marciapiedi e balaustra lato mare, in stile passeggiata a mare; la Linea Bari-Lecce, che aveva seguito nella sua realizzazione l’assetto geografico più conveniente ai tempi del primo tracciato e che, come tutto il tema del rapporto tra Bari e la ferrovia, non ha poi trovato nessuna capacità di nuovo progetto e nuovo assetto mentre la città viaggiava verso i 300.000 abitanti (e ipotizzava con la Variante Quaroni al PRG di arrivare a 600.000).


Il declino, la marginalizzazione, del lungomare a sud di Bari è iniziato intorno alla metà degli anni '70; certo ha contribuito a questo la estraneità del pensiero urbano collettivo di allora al bene ambiente, la forza con cui, in città come Bari, tutto il territorio non ancora urbanizzato, edificato, cementificato, fosse di fatto residuale, in attesa di essere “rimesso in ordine” dalle case della periferia in espansione (ricordiamo che la costa nella zona dell’attuale spiaggia di Torre Quetta è stata pesantemente inquinata dallo scarico sistematico, per anni, di residui di lavorazione del cemento-amianto della Fabbrica Fibronit che funesta con le sue conseguenze mortali la nostra città).
La maggior parte dei piccoli complessi di residenze unifamiliari e di insediamenti commerciali e produttivi sorti nella prima parte di questa fascia (dal limite della città densa -Pane e pomodoro/Punta Perotti- fino a circa metà dell’area) hanno subito un forte degrado e marginalizzazione, tanto che negli ultimi decenni del secolo scorso questa zona era molto caratterizzata da prostituzione, allora tutta italiana.
Sono sopravvissute all'abbandono e al successivo degrado alcune residenze private e ville/seconde case attestate nella zona costiera più meridionale, soprattutto verso la foce della Lama San Giorgio, dove fu realizzato il primo campeggio turistico a Bari, il Camping San Giorgio (tuttora esistente, ora con caratteristiche prevalenti di villaggio-vacanze); queste costruzioni, addensatesi a nord e a sud della foce della detta lama, hanno gradualmente saturato le aree retro-costiere di questa zona, cancellando l’uso agricolo-orticolo preesistente e costituendo una unica “lenzuolata” di proprietà private con giardini recintati. La zona in questione, impermeabile e chiusa, è servita da una viabilità priva di progetto, dedalica e di sezione minima. Tutto questo ha soffocato la fruizione costiera e ha di fatto “privatizzato” quel tratto di litorale.
In sintesi, eliminando la morsa della linea ferroviaria, spostata verso l'entroterra, si potrà aprire un autentico affaccio verso la costa e il mare di tutta l’area del quartiere Japigia, tramite un dolce e graduale passaggio dal contesto urbano a un paesaggio semi-rurale, ristabilendo un equilibrio degradato nel tempo.
Un altro intervento importante e molto auspicabile si sta prospettando attraverso recenti notizie di cronaca, il progetto di realizzare una variante del tronco sud della tangenziale di Bari/nuova SS 16, allo scopo di adeguare questa viabilità extra-urbana al potente flusso veicolare nord-sud in Puglia durante tutto l’anno e di declassificare l’attuale tracciato della superstrada a spina dorsale tra la zona costiera e l’area più interna; questo sarebbe molto importante per un valido sviluppo del quartiere S. Anna e della sua integrazione con il previsto sviluppo della maglia urbanistica n. 22 nonché per il decisivo miglioramento del tratto di edilizia residenziale sparso tra la località San Giorgio e Torre a Mare (che però non rientra nella perimetrazione di questo concorso).
Il modello paradigmatico che ha guidato il nostro intervento ha avuto come caratteristica saliente il contesto ambientale e paesaggistico mare/terra da proteggere, in maniera concreta, nel rispetto delle relazioni tra le presenze agricole da valorizzare e, nel caso, implementare, gli aspetti geomorfologici del quartiere da mantenere, gli elementi rilevanti in ambito storico e sociologico; questa quindi è una importante occasione per ragionare sulla valorizzazione del rapporto della città di Bari con il mare, rapporto a lungo rimasto irrisolto, inteso in modo ampio e non solo come mera fruizione dei luoghi e delle spiagge per il tempo libero estivo.
Abbiamo in sostanza immaginato che con questo concorso, nei suoi principi ispiratori, si sia voluto prediligere l'aspetto della pianificazione urbanistica territoriale dell’area di progetto, in particolar modo attraverso un sistema di ricucitura tra la città e il grande parco costiero; inteso come spazio di passaggio dalla costa alla città aperto e permeabile, unica area non densamente edificata del territorio sui quasi 46 km di sviluppo costiero di Bari
E' stato dunque per questo che abbiamo preferito non entrare nel merito della definizione morfologica e tipologica dei comparti edilizi, ipotizzando di intervenire in sistemi edilizi già ormai in fase di attuazione o pianificati (vedi maglie 21 e 22 con i piani particolareggiati di attuazione della Variante Quaroni), impostati nel rispetto dei più avanzati parametri di sostenibilità ambientale e del risparmio del suolo.











